Panciuta, rotondetta e marroncina... Chi è questa regina?






La cucina ancora odora di fumo, quello acre e persistente che per un mesetto, in autunno, saliva fino al solaio. Si apriva uno sportello di legno nella canna fumaria ed il fumo  invadeva la grà in legno dove le castagne, regine incontrastate delle economie collinari e montane, girate e rigirate con un rastrello di legno, erano pronte per esser essiccate.

Certo, più gustose erano quelle che, fortunate, venivano asciugate all'aria sui ballatoi, baciate dal sole e accarezzate dal vento, ma non si poteva contare solo sulla clemenza del tempo...

                                      D'altronde, la castagna era una risorsa preziosa che era vietato sprecare, era l'elemento chiave della dieta di monti e colline. La si poteva mangiare fresca, secca, in minestra, caldarrosta, in farina, con il latte... e chi più ne ha più ne metta!

Era, poi, un prodotto di scambio di gran valore, nei territori di pianura si poteva scambiare con riso, granoturco e tutti i prodotti della “bassa” con vantaggio: l'emina, l’unità di misura, era rasa di castagna ma colma del resto!
Non è certo un caso...

Ma chi è davvero la castagna?

Ve lo racconteremo, non perdetevi i prossimi post.


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